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Curiosità

KKIENN: La Modestia Esagramma 15 de “I Ching”

La composizione dei trigrammi – Terra (Kkunn) e Montagna (Kenn) – Linee – Segni Nucleari.

La Terra sta sopra il Monte. Le suggestioni che evoca questo accoppiamento sono molte. Il risultato può essere un altopiano, oppure la pianura, come momento di compensazione tra alto e basso. Oppure la terra stabile, che si rende ancor più stabile perchè poggia su una montagna. La montagna è la figlia minore; rappresenta il modo con cui la terra si protende verso il cielo, la cima va verso la luce, sta nelle nuvole, si alza svettante sopra una base forte e ampia. La terra sta sopra e va verso il basso esaltando la potenza della montagna, che pure va verso il basso, sebbene sia in grado di raggiungere il cielo per la propria imponenza. E nel contempo una cosa enorme come la montagna sta dentro la terra esaltando la ancora maggiore potenza della terra.

La linea Yang della montagna spezza idealmente la successione di linee Yin nel punto più alto della montagna, a contatto con il punto più basso della Terra, dando l’idea di essere frutto di uno sforzo generativo di un’energia che si carica nelle prime linee yin, si concentra nella linea yang e si propaga nelle successive linee Yin della terra. Più che ad un terremoto (distruttivo) fa pensare ad una vibrazione prodotta da una montagna che si assesta rendendosi ancora più stabile di quanto non lo fosse già stata (costruttivo).

I segni nucleari che compongono l’esagramma 15 sono l’Acqua (Kkann, l’Abissale, la figlia di mezzo) e il Tuono (Cenn, l’Eccitante, il figlio minore) L’acqua come la montagna e la terra va verso il basso. L’acqua scende per natura a valle. Il tuono va verso l’alto. Parte dal basso e si propaga nell’etere e tende ad arrivare verso l’alto, a dare rapidità, esplosività, come elemento che integra la stabilità dell’esagramma 15.

Stabilità ed energia.

Esagrammi con gli stessi trigrammi. Le combinazioni. Trigrammi opposti nel cielo anteriore e nel cielo posteriore.

Nell’I King troviamo altri tre esagrammi che contengono, con diversa combinazione i trigrammi terra e montagna: l’esagramma numero 2, KKUNN, il Ricettivo composto dai trigrammi terra e terra; il numero 23, PO, lo Spaccarsi in due, la terra sotto e la montagna sopra; il numero 52 KENN, l’arresto, montagna sopra e sotto.

Tra gli estremi (ricettività e dunque caratteristiche del trigramma Terra e l’arresto e dunque caratteristiche del trigramma Montagna), si posiziona l’esagramma 23. L’idea di fondo di questo esagramma è quella disgregatrice; la terra oscura prevale sulle forze nobili della montagna e impercettibilmente la minano fino al crollo. Esattamente una lettura opposta del trigramma 15.

Nel diagramma di Fu Hsi (cielo Anteriore) la terra e la montagna sono affiancati, la seconda come naturale proseguo della prima, la terra posizionata nel massimo dello Yin (che già rappresenta per sua natura), l’acqua e il tuono ai loro estremi, in un’ideale forma di protezione.

Nel diagramma di Re Wen (cielo posteriore) la terra e la montagna sono agli opposti, in una diagonale dal basso a sinistra verso l’alto a destra, con l’acqua e il tuono accanto alla terra.

Difficile ricavare un senso a questa mutazione, ma per certo la relazione “particolare” tra terra e montagna rimane; nel primo caso affiancate come a supportarsi, nel secondo caso contrapposte, a formare un equilibrio degli opposti, come poli di un magnete.

Il significato:

Dalle descrizioni fornite nel capitolo iniziale ecco che appare chiaro perchè a questo esagramma è stata associata La Modestia.

Riporto la definizione di Modestia come appare nell’Enciclopedia Treccani: Modestia “sostantivo femminile [dal lat. modestia]. 1.a. Qualità morale, opposta alla vanità e alla presunzione, consistente nel non sentire e non mostrare vanto dei propri meriti … omissis … 1.b. Atteggiamento femminile ispirato a pudore e riserbo, che si manifesta negli atti, nelle parole, nella compostezza del vestire e del portamento … omissis …. 1.c. non comune. Sobrietà moderazione nel tenore di vita, nel modo di vestire, nell’arredamento della casa e simili, quando ciò dipenda da una libera scelta, e non da necessità economiche. 1.d. Nella teologia cattolica, virtù morale connessa con la temperanza, capace di moderare atti interni ed esterni dell’uomo. …omissis … (1)

La modestia è dunque una qualità morale opposta alla presunzione, un segno di forza, ma anche di compostezza e pudore, di sobrietà e con una sfumatura volta alla temperanza prettamente derivante dalla teologia cattolica che vedremo infra al punto 3.2 e che sembra cogliere meno nel segno del significato “Cinese” della modestia.

Una delle caratteristiche che compone la modestia è l’umiltà, vero motore e progresso nella vita, indispensabile per crescere. Dote, non a torto identificata come femminile.

Cinque sono le linee yin complessivamente presenti nell’esagramma e il trigramma Kkunn è il simbolo per eccellenza del ricettivo e dunque del mondo femminile e ne racchiude in sè molti elementi: un’apparente debolezza dotata di forza interiore, la manifestazione di questa interiorità è l’equilibrio (avere i piedi per terra), l’appoggiarsi con il proprio corpo, la forza di gravità, il peso per contatto con la terra.

La montagna invece rappresenta l’idea di fermarsi, di quiete, l’immobilità, possiede una grande base ed è spesso inaccessibile, esprime la calma davanti ad un ostacolo da affrontare, manifesta forza e resistenza.

Insieme formano un esagramma che si compone di forza, equilibrio, umiltà, proattività.

La modestia serve per mettere ordine nei costumi, evitando le inutili vanterie, per prendere il controllo della situazione e ottenere quanto progettato in anticipo.

La modestia consente di manifestarsi per come si è, mostrare la propria competenza come se sia una parte di noi, completando gli impegni con precisione e organizzazione per ottenere dei risultati positivi, senza la preoccupazione del successo.

La modestia crea riuscita, consente di portare a termine le cose e si acquisisce solo dopo aver posseduto qualcosa di veramente grande che ha fatto comprendere i veri limiti dell’essere e dell’agire.

Ecco che la modestia diventa una forma di saggezza. “Coloro che sanno non parlano coloro che parlano non sanno” come leggiamo nel verso 56 del Tao Te Ching (2)

(1) Treccani, Vocabolario On Line, definizione estrapolata in data 12.09.2017

(2) Lao Tzu, Tao Te Ching, Ed. Feltrinelli, 2009, a cura di Alfonso Shantena Sabbadini, Pagina 423 e ss.

Culture a confronto.

La modestia è un valore interculturale. Una virtù che, sebbene con diverse sfaccettature, si trova in diverse culture anche occidentali. Non è semplice trovare punti di contatto certi tra culture occidentali e orientali nel periodo storico precedente alla nascita della Filosofia (intorno al 1.000 A.C. e secoli successivi) nelle varie civiltà; la scarsità di fonti scritte, iconografiche e/o archeologiche al riguardo, e la percezione del mondo greco per il quale l’oriente era rappresentato dalla Siria, dalla Palestina, dall’Egitto, consentono ragionevolmente di escludere contatti diretti tra la Grecia e la Cina in epoche così risalenti nel tempo. La presenza di barriere geografiche, le difficoltà di compiere lunghi viaggi, la presenza di troppe popolazioni resero pressochè impossibili gli scambi diretti. Anche Alessandro Magno si fermò all’Indo. Marco Polo documenta contatti diretti solo a partire dal XIII secolo; l’arrivo di Padre Matteo Ricci in Cina segue di poco le prime missioni gesuite della metà del XVI secolo. Certamente però contatti indiretti, mediati da viaggiatori, commercianti, pensatori che hanno scambiato parte della propria cultura con altri soggetti, i quali nel proprio viaggio hanno a loro volta fatto da ponte per trasmettere la propria cultura e quella altrui, fanno certamente ipotizzare l’esistenza di scambi culturali la cui eco si è tradotta nell’opera di alcuni pensatori “occidentali” il cui pensiero è giunto sino a noi.

Riferimenti nella cultura cinese

Oltre al significato di modestia già analizzato come riportato dall’I King, altre fonti propongono un altro significato di modestia assimilabile a quello di “vuoto mentale”.

Hsu: la modestia o vuoto come obbiettivo supremo da raggiungere nella pratica del kung fu. Lo si legge nei testi “Ufficiali” della Scuola Chang1 laddove l’ideogramma di Hsu2 viene tradotto sia come modestia che come vuoto mentale. Un vuoto che non significa assenza o passività, ma mente libera da assilli e preoccupazioni estranei, proprio perchè modesta: vuota, ma cosciente.

Senza modestia non vi è progresso nelle arti marziali (ma anche nella vita aggiungerei).

Nello stesso paragrafo viene citato il Chuang Tzu3, nel quale si legge che “il vero saggio non ha io” poichè raffinando Shen nel tan tien superiore (shang tan tien) si può raggiungere lo stato di fusione assoluta dell’uomo con la natura, di unione con il Tao, di perfetta e stabile concentrazione tale da manifestare una supercoscienza.

Questo principio correlato alla pratica fisica lo si legge in diversi scritti di autori cinesi dei secoli scorsi. Lo si trova ad esempio nei “Punti fondamentali del T’ai Chi Ch’uan” di autore ignoto al punto 14, e riproposto in maniera più estesa nei “Dieci principi fondamentali del T’ai chi Ch’uan” spiegati da Yang Chen Fu e scritti dal suo discepolo Ch’en Wei Ming.

Questo testo5 sia per la grandezza del maestro che li ha spiegati, sia perchè è un testo relativamente recente e scritto nel periodo di massima diffusione e di razionalizzazione delle arti marziali cinesi, rappresenta un punto fermo delle regole base per praticare il T’ai chi Ch’uan.

Leggendo la spiegazione che viene data del primo principio “Hsu ling ting chin” i Maestri Chang e Fassi6 chiariscono ancora una volta che l’essere vuoti per avere la mente pronta e agile e portare l’energia alla sommità del capo, può essere inteso anche come essere modesti, con una mente libera da pensieri e da preoccupazioni estranee.

Il Maestro Fassi parlando di Shen in un’altra sua pubblicazione7, ribadisce l’importanza del vuoto nel processo di raffinazione delle energie come momento di massima raffinazione delle stesse, come compimento e realizzazione del principio Taoista del “Wu Wei” (non agire).

Lo stesso Maestro Fassi, continuando nel suo dialogo immaginario con il Maestro Chang, si spinge a descrivere poi la molteplicità di interpretazioni del primo principio di Yang Chen Fu chiarendo che Hsu significa anche umiltà e modestia, nel miglior senso di questi termini, e cioè come metro e misura nella vita.

A suo modo la “Poesia del vero significato”8 esprime magnificamente, proprio perchè poesia, il raggiungimento del vuoto fisico e mentale, l’unificazione dell’essere umano con la natura e il tao, e il distacco del saggio. Non vi è alcun dubbio che la modestia faccia parte di quelle doti che non possono mancare al saggio per assaporare il “Vero significato” qualunque esso sia.

Riporto il testo della Poesia del vero significato per il semplice gusto di rileggerla trascrivendola:

Senza forma, senza ombra,

il corpo intero trasparente e vuoto,

dimentica ciò che sta intorno, sii naturale,

come il (rimbombo del) gong sulla montagna dell’ovest,

come tigre ruggente o scimmia urlante,

come fonte limpida o acqua immota,

come fiume vorticoso o mare in tempesta,

con tutto te stesso sviluppa la vita.

La modestia, un concetto dunque fortemente radicato nella cultura tradizionale cinese.

Riferimenti nella cultura occidentale

Come accennato sopra, è difficile determinare l’esistenza certa di scambi culturali nell’antichità tra culture così distanti come quella cinese e quella greca. Eppure il concetto di mutamento che permea di sè l’I King appare a colpo d’occhio assimilabile al concetto di “Panta Rei” del “Tutto Scorre” che Eraclito ha elaborato a Efeso in Asia Minore tra il Vi e il V sec. A.C. Nulla è immobile, nulla rimane fisso, tutto si muove e si cambia, tutto trasmuta9. Anche altri filosofi, i cosiddetti “Presocratici” hanno sviluppato dottrine sugli elementi naturali (Talete, Anassimandro, Anassimene) tutto sommato non dissimili dalla teoria dei 5 elementi.

Fatta eccezione per Aristotele, che non annovera la modestia tra le virtù del saggio o del buon governante, nella cultura greca il concetto di modestia e prudenza sono stati certamente diffusi per lo meno sino a Platone, nel tratteggiare gli elementi che fanno di un uomo un saggio.

Nella cultura latina “l’Aurea mediocritas” di Orazio porta il concetto di modestia ad esprimersi al suo livello massimo.10 L’aurea moderazione, l’aurea via di mezzo, non ha il valore dispregiativo che ha in italiano la parola “mediocrità, ma significa piuttosto “stare in una posizione intermedia” tra l’ottimo e il pessimo, tra il massimo e il minimo, ed esalta il rifiuto di ogni eccesso, invitando a rispettare il “giusto mezzo”. Una mediocritas pertanto che si tiene lontana dagli estremi, che è ottimale, equidistante, la migliore che si possa immaginare, così come l’oro è il più apprezzabile dei metalli, ispirandosi in questo alla filosofia epicurea. Il fine ideale è quello di trovare una misura in tutte le cose, senza mai trascendere negli eccessi, come Orazio stesso raccomanda quando dice anche est modus in rebus11.

E così dalla cultura greco-romana, la modestia si è trasferita nella tradizione occidentale ebraico-cristiana, assumendo però, con il tempo, una sfumatura maggiormente “passiva” in cui prevale l’elemento “umiltà” rispetto a quello della “proattività” e dell’efficacia, discostandosi dal contenuto dell’I King, presupponendo per la modestia la sussistenza di uno spirito mortificatorio.

Ampi dunque i punti contatto, specialmente nel mondo antico, tra la cultura cinese e quella greca con riferimento alla modestia.

1 Chang Dsu Yao – Roberto Fassi, il Tai Chi Chuan, il segreto dell’energia vitale, De Vecchi Editore, 1991, p. 92, riportato anche in Chang Dsu Yao – Roberto Fassi, T’ai Chi Ch’uan, De Vecchi Editore, 2012, p. 73.

2 Ibidem, pagina 221

3 Chuang Tzu, capitolo 17.

4 Chang – Fassi citata sopra, p. 194,

5 Chen Wei Ming, L’arte del Tai Chi Chuan, 1925, pubblicata e tradotta in inglese nel marzo 2012 da https://brennantranslation.wordpress.com/2012/03/21/the-art-of-taiji-boxing-taiji-quan-shu/

6 Chang – Fassi citato sopra, p. 181

7 Fassi Roberto e altri autori, Corpo e Preghiera, Edizioni Città Nuova, 2012, pp. 59 e ss. e 79 e ss.

8 Attribuita a Sung Shu Ming e citata in Chang – Fassi a pagina 195

9 Eraclito di Efeso, opere, frammenti 22B12 Diels – Kranz, 22B91 Diels – Kranz e 22B49 Diels – Kranz, citati da Giovanni Reale, Storia della filosofia Greca e Romana, Capi I, Orfismo e presocratici naturalistici, ed. Tascabili Bompiani, 2004.

10 Orazio (Odi, 2, 10, 5)

11 Orazio (Satire 1, 1, 106-107)

Conclusioni

La modestia crea riuscita. La dote dei maestri.