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Il M° Chang Dsu Yao Una biografia non autorizzata

Chang Dsu Yao

Il Gran Maestro Chang Dsu Yao (张祖堯 in cinese, traslitterato in Zhang Zuyao in pinyin e Chang Tsu-Yao in Wade-Giles) è nato a Peixian (Cina), il 14 giugno 1918 ed è morto a Taipei (Taiwan) il 7 febbraio 1992; è stato un artista marziale e insegnante cinese che ha contribuito grandemente alla diffusione delle arti marziali in Italia, con specifico riferimento alle discipline tradizionali della Cina del Nord. Il suo secondo nome (Zi) è stato: 张成勳, Zhang Chengxun (pinyin), Chang Ch’eng Hsün (Wade-Giles).

 

Esistono poche biografie del M° Chang; nessuna di esse può dirsi autentica, autorizzata, nè esclusiva e unica portatrice di notizie vere. Maggiore ufficialità può essere riconosciuta a quelle riportate sui libri redatti dal M° Chang in vita insieme al M° Fassi.

Nessuna di esse è però esaustiva e solo pochissime di esse riportano in senso critico e bibliograficamente documentato la veridicità storica dei fatti descritti.

Alcune nascono dall’intima conoscenza e frequentazione del M° Chang; altre delineano un profilo di alto livello del M° Chang descritto in modo a volte fortemente elogiativo per enfatizzare la sua figura marziale; altre riportano notizie estrapolate e ricopiate da altre fonti senza alcun esercizio di critica.

Questo piccolo lavoro effettuato da parte mia (che non ho mai conosciuto il M° Chang, premorto rispetto a quando ho iniziato a praticare) è il tentativo semplice di raccogliere e organizzare le principali biografie presenti in rete attualmente, ciascuna proveniente da diverse scuole nate dopo la morte del M° Chang, nel tentativo di fornire una cronistoria il più completa possibile della vita del M° Chang, stabilendo (spero) alcuni punti certi su di essa, intorno ai quali rimangono inevitabilmente numerosi spazi d’ombra, vuoti incolmabili, dubbi, critiche sulla veridicità.

Ognuno farà la sua valutazione.

In calce troverete le fonti on-line da cui ho preso il materiale raccolto in questo scritto; esistono anche articoli e libri per una analisi critica sulla biografia e sulla figura del M° Chang.

https://it.wikipedia.org/wiki/Chang_Dsu_Yao

https://www.kuoshu.net/chang-dsu-yao/

https://www.shierli.it/chi-siamo/maestri/chang-dsu-yao/

taichi.it/il-maestro-chang-dsu-yao/

https://www.artimarzialimilano.com/chang-dsu-yao

https://www.shenkuan.it/la-scuola-chang/i-maestri/chang-dsu-yao-%E5%BC%B5-%E7%A5%96-%E5%A0%AF/

https://www.kungfumeihua.com/?q=node/7

https://www.feskfongttai.it/i-maestri/il-maestro-chang-dso-yao

https://meihuaquan.jimdofree.com/2018/05/07/chang-dsu-yao-ed-il-mei-hua-ch-uan/

https://it.wikipedia.org/wiki/Scuola_Chang

Chang Dsu Yao nacque nel villaggio Chaijicun (柴集村), nell’area amministrativa di Zhuzhaixiang (朱寨乡), distretto di Peixian, nel 1918. Secondo le biografie ufficiali, che compaiono nei libri da lui stesso firmati in Italia, iniziò a praticare arti marziali cinesi con il maestro Liu Baojun all’età di sei anni e proseguì lo studio con lui fino all’età di vent’anni. E’ generalmente ignorato il fatto che Liu Baojun (Liu Pao Ch’uin) era un maestro di tredicesima generazione di Mei Hua Chuan. Il M° Chang è annoverato come maestro di 14° generazione nella genalogia dei maestri di questo stile, successore di Liu Baojun Il Meihuaquan è uno stile molto diffuso nel nord-est della Cina. Il ramo di questo stile praticato dal M° Chang Dsu Yao (Zhang Zuyao in Pinyin) è principalmente localizzato nel sud-ovest della provincia di Shandong, dove sarebbe stato tramandato da Bai Jindou, un maestro di 9° generazione. A Taiwan , come si evidenzia in numerosi scritti, ci si riferisce alla scuola a cui apparteneva Chang Dsu Yao come “Beipai Shaolin Meihuaquan” (Pugilato Meihua dello Shaolin della Scuola del Nord) o alle volte come “Meihuamen” (Scuola Meihua), intendendo con Beipai Shaolin la classificazione di questo stile tra i Pugilati Lunghi (chang quan) del Nord della Cina. Questa definizione è all’origine del malinteso che in Italia porta a chiamare il corpo centrale della scuola Chang semplicemente “Beipai Shaolin”.

Chang Dsu Yao ha appreso questo stile nella scuola di Liu Baojun (13° generazione) ed è stato l’artefice assieme a Wu Tipang (famoso maestro di 13° generazione anch’egli rifugiato a Taiwan) ed a Zhang Wuchen, dei programmi del Meihuamen attualmente in uso a Taiwan.

Il Maestro Chang raccontava che un suo avo era stato monaco del tempio di Shaolin.

La regione da cui proviene è ricca di tradizioni che riguardano questo tempio mitico, racconti che vengono tramandati di generazione in generazione e che lo stesso Maestro ricordava spesso.

Dal nonno aveva sentito raccontare che “un tempo, nel monastero di Shaolin era vissuto un monaco che era riuscito a rendere la sua testa così forte, al punto che altri quattro monaci lo potevano usare come ariete per sfondare le porte”; “un novizio era stato messo in cucina con il compito di tenere accesi i fuochi per la cottura dei cibi e di non far mancare mai la legna, rompendone i rami con le mani. Quando, dopo anni, il monaco tornò un giorno a casa, alle domande insistenti dei familiari su cosa avesse mai imparato al tempio, il monaco, spazientito, si alzò, battendo con le dita sul tavolo di legno e se ne andò. Quale non fu la meraviglia dei parenti nel vedere che sul tavolo erano rimaste le impronte delle sue dita!”; e ancora: “una volta, un monaco dal fisico molto possente, stanco di restare nel tempio, voleva andarsene: piegò le grandi sbarre di una cancellata con la forza delle sole braccia e correndo si tuffò nel piccolo ruscello che scorreva ai piedi del monastero. Subito due monaci lo inseguirono e dopo averlo preso lo riportarono indietro”.

Della sua famiglia, il M° Chang parlava in particolare della nonna, una donna saggia e dalle doti straordinarie, che era vissuta fino a 120 anni e che a ottant’anni dopo aver perso tutti i denti gliene ricrebbe una terza serie. Qualche mese prima di morire, sentendo vicina la sua dipartita, aveva chiamato a raccolta tutti i suoi familiari ed aveva diviso equamente tra loro i suoi averi.

All’età di 3 anni i genitori portarono il piccolo Chang a vedere degli esercizi di kung fu in una palestra; questa visita, per quanto fosse piccolo, lo impressionò moltissimo e, al ritorno, cercò subito di mettere in pratica quello che aveva visto (a questo riguardo il maestro ricordava le zuffe con il fratello più grande, prima di dormire!).

A sei anni, i genitori lo presentarono al M° Liu Baojun (1877-1973), un grande maestro dello Shaolin Mei Hua Ch’uan (letteralmente “del fiore di pruno”). Il M° Chang ricordava: “Liu Baojun, di fronte a me, chiese ai miei genitori se ero un bravo bambino e se portavo loro rispetto: i miei genitori risposero di sì e il maestro mi accettò come allievo”. Da allora i genitori, di nobile e ricca famiglia, pagarono il Maestro per impartire le lezioni direttamente a casa. Il giovane Chang era innamorato del kung fu, cominciò ad allenarsi assiduamente, sopportando allenamenti molto duri. Diceva a riguardo: “non ero d’accordo sul metodo che aveva il mio maestro di allenare gli allievi: era troppo duro e rigido e… molto cattivo!!”. Liu Baojun, ad esempio, costringeva il giovane Chang a restare immobile a lungo nelle pose del Kung Fu, colpendolo brutalmente e facendolo cadere se non le eseguiva bene. La pratica con il Maestro Liu Baojun durò ia lungo; c’è chi sostiene che avvenne ininterrottamente per 22 anni, fino al 1946 e chi invece ritiene che tale pratica sia durata sino alla maggiore età del M° Chang quando costui entrò, come vedremo all’Accademia Militare; in ogni caso questo stile ha formato il M° Chang e le fondamenta di questo stile permeano tutto ciò che viene praticato nella Scuola Chang.

In estate il Maestro Liu BaoJun portava i suoi numerosi allievi nel monastero vicino, dove stavano tutti insieme, per un mese intero, ad allenarsi. Il Maestro Chang ricordava che tra gli istruttori anziani c’era Yang Su Wen che era in grado di lanciarsi in aria per poi ricadere di petto o di schiena, senza usare le mani. Anche nel tempo libero, il piccolo Chang pensava solo al Kung Fu e si allenava nel prato vicino a casa. Con un certo compiacimento raccontava che, una volta, il nonno l’osservava seduto sulla veranda mentre fumava la pipa e, rimasto a bocca aperta per la bravura del nipote, ritornò in sé solo quando si accorse che la pipa gli era caduta dalla bocca e gli stava bruciando i pantaloni! Anche a scuola, durante le pause, al posto di giocare con i compagni, il giovane Chang praticava il Kung Fu, allenandosi nei corridoi. Quando il M° Chang vedeva degli allievi che venivano agli allenamenti con la bicicletta, ricordava ridendo che la usava anche lui per andare a scuola e che la riempiva di armi per potersi allenare. Un giorno rubò la pistola di suo padre e marinò la scuola per andare a sparare ai nidi degli uccelli. Scoperto dai genitori venne tenuto a digiuno per tre giorni senza uscire di casa e, al rientro a scuola, venne violentemente bacchettato sulle mani dal suo maestro di fronte a tutta la classe. A sei anni il piccolo Chang vide il Maestro Yang Chen Fu, già maestro di Liu Baojun, insegnare nelle piazze il Tai Chi Ch’uan. A dodici anni, Chang iniziò lo studio del Tai Chi sempre sotto la guida di Liu Baojun.

È all’incirca in questo periodo che il giovane Chang venne invitato dal suo maestro a combattere contro il neo campione cinese di Kung fu, anche lui allievo di Liu BaoJun e compagno anziano di Chang. Nello stesso tendone in cui si erano svolti i campionati, quando tutti se ne furono andati, Liu Baojun mise i due ragazzi di fronte a combattere. Il giovane Chang fece il calcio n° 7 (la spazzata) e nell’impeto, ruppe una gamba al suo avversario! Un giorno, mentre si allenava in palestra con la sciabola, la girava talmente veloce che gli scappò dalle mani e…con un grande volo si infilzò di punta nella spalla di un compagno (fortunatamente senza gravi conseguenze). I genitori si videro costretti a pagare alla famiglia dell’infortunato tutte le spese per le cure.

Nel 1938, Chang Dsu Yao fece il suo ingresso nella Junxiao Diliu Fenxiao (军校第六分校), un ramo dell’Accademia Militare Wampoa creato in quell’anno a Guilin. In Accademia frequentò altri maestri ed apprese altre pratiche di arti marziali cinesi, in particolare studiò con Chang Ch’ing P’o, e con Chang Tung Sheng. Probabilmente entrò anche in contatto con Fu Zhensong.

Nei testi italiani si tramanda che da Chang Ch’ing Po, Chang Dsu Yao apprese alcuni stili tra i quali il Bājíquán (Pugilato degli otto estremi), il Baguazhang (Palmo degli otto trigrammi),lo Xingyiquan (Pugilato della forma e dell’intenzione),lo Liangyiquan (Pugilato dei due principi). Chang Ch’ing P’o, sempre nei testi firmati da Chang Dsu Yao stesso, è accreditato come allievo di Yang Chengfu e di Sun Lutang. È quindi probabile che Chang Dsu Yao abbia approfondito con lui anche lo studio del Taijiquan, in special modo il Taijiquan stile Yang.

Lo studio del Kung Fu proseguì in seguito anche sotto la guida di Chang Ching Po e di Sun Lu Tang; dal primo imparò lo Hsing I, dal secondo il Pa Qua e lo Liang I. Dal Maestro Fu, invece, apprese lo Szu Hsiang Ch’uan.

È questo il periodo d’oro del M° Chang, quando al culmine del suo vigore fisico, raccontava che riusciva a contrapporsi alla spinta di dieci uomini e ne sollevava uno solamente con la mano. Ricordava spesso come si faceva rispettare; una volta, di fronte all’insolenza di un grado inferiore, reagì e gli mollò una “sberla” talmente forte che il malcapitato volò a cinque metri di distanza con le cinque dita stampate sulla guancia. Durante questo periodo, al M° Chang capitò anche un incidente in moto, uno scontro di tale violenza che lo fece catapultare a grande distanza. Durante il volo, però, riuscì a piroettare, ritornando a terra con la caduta n° 9 di Shaolin senza conseguenze. Si ripresentò quindi al finestrino del guidatore dell’automezzo che, convinto di averlo ucciso, terrorizzato lo prese per un fantasma.

Un’ altra storia che il M° Chang amava raccontare di questo periodo era la seguente: un giorno andò al mercato per comprare della carne. Accortosi che il macellaio aveva barato sul peso, volle far valere le proprie ragioni. A questo punto del racconto, il Maestro faceva il gesto significativo del macellaio che, minaccioso, affondava con violenza il coltellaccio da cucina sul bancone. Quindi, aiutato da una ventina di altri venditori del mercato, saltò addosso all’ufficiale. Il M° Chang si difese ed ebbe la meglio e, raccontando l’episodio, si divertiva ancora ad imitare le facce dei suoi avversari, nel momento in cui subivano le sue leve. All’arrivo della polizia gli aggressori erano stati resi tutti inoffensivi.

Arrivò anche il suo superiore che, davanti a tutti non volle prendere le sue difese, ma, in privato gli fece i complimenti. Anche negli anni dell’accademia militare, il M° Chang si recava periodicamente dal suo vecchio Maestro per imparare nuove forme di Kung fu.

Da ufficiale, partecipò alla guerra contro i giapponesi e poi alla guerra civile contro le forze comuniste di Mao Tse Tung.

Durante la guerra contro il Giappone, il Maestro Chang ebbe modo di distinguersi per valore e coraggio; pur riportando numerose ferite (tra cui la frattura della colonna vertebrale), si salvò in numerose occasioni proprio grazie alle tecniche studiate durante i lunghi anni di addestramento.
In un’occasione una bomba giapponese fece saltare una torretta di sorveglianza dalla quale Chang osservava il nemico. Egli cadde da molti metri d’altezza, salvandosi solo grazie alle tecniche di caduta apprese nella pratica del Kung Fu.

Un altro aneddoto della sua vita militare, che lo rese famoso in tutto il paese, racconta che, essendo Chang Dsu Yao responsabile degli approvvigionamenti delle truppe, si accorse di atti illeciti perpetrati dalla mafia in un mercato. Denunciata la cosa, Chang fu aggredito da diverse decine di persone (le cronache giornalistiche parlano di almeno cinquanta persone) armate, ma egli riuscì a sgominare da solo l’intera banda. Per i suoi meriti ed il suo coraggio durante la guerra, Chang Dsu Yao ottenne il grado di colonnello dell’esercito cinese prima dell’età di ventinove anni.

Entrato stabilmente nell’esercito, ascese velocemente ai gradi della carriera, si sposò e, in seguito, ebbe quattro figli, due maschi e due femmine. Divenuto colonnello delle truppe del generale Chang Kai Shek, si trovò quasi immediatamente in guerra ad affrontare l’invasione giapponese, che nella loro avanzata, gli avevano bruciato la casa e ucciso i genitori. Della dura e feroce esperienza della guerra, il M° Chang ricordava, tra l’altro, che, quando si trovava nella mischia di un combattimento, doveva anche guardarsi alle spalle, da alcuni dei suoi stessi soldati; era sempre il primo a lanciarsi nei combattimenti ed un giorno una bomba lo ferì ad una gamba; non aspettò di guarire completamente per ritornare al fronte. Tra le tecniche di combattimento adottate dal suo esercito, ricordava che: “per spaventare il nemico appostato su di una collina, lo circondavamo e lanciavamo tutti insieme delle forti grida per tutto il giorno e tutta la notte.”

In seguito, ogni occasione di vita gli riportava alla mente i momenti terribili della guerra, sempre in bilico tra la vita e la morte. Una volta, passando di fianco alla cancellata della palestra a Milano, gli venne in mente di quando per sfuggire all’inseguimento dei giapponesi, grazie all’allenamento del Kung Fu, riuscì a saltare in corsa un muro alto tre metri, facendosi leva con le mani alla sommità di quest’ ultimo.

Un’altra volta, il Maestro era in treno e si stava recando assieme ad alcuni allievi a fare una dimostrazione; aveva pensato di portare dei panini per “il suo piccolo esercito” e tutti lo aspettavano, in segno di rispetto, per cominciare a mangiare. Il Maestro si era immobilizzato davanti al suo panino, quindi accortosi del punto di domanda stampato sui volti degli astanti, si sentì in dovere di spiegare che durante la guerra si era trovato in una situazione simile e mentre mangiava un panino su un treno si era trovato in mezzo ad una violenta sparatoria.

Quando si parlava dell’ I King (il famoso “Libro dei Mutamenti”) il M° Chang si ricordava che in guerra, dove ogni giorno poteve essere l’ultimo, ogni mattina interrogava l’I King per sapere se sarebbe sopravvissuto. Raccontò una volta di essere rimasto l’unico superstite del suo battaglione: finite le munizioni, si trovò a doversi difendere contro sei giapponesi, con la sola baionetta. Dopo avere schivato gli attacchi dei primi due, si girò velocemente per affrontare un terzo ma non potè evitare che un altro gli si avventasse contro, subendo l’affondo della sua baionetta: questa, per la rotazione che Chang stava facendo, gli procurò uno squarcio sul ventre, lungo 30 centimetri. Nonostante la profonda ferita, continuò a combattere riportando una vittoria disperata sui suoi sei nemici. Il M° Chang ha mostrato ad alcuni allievi la profonda cicatrice che aveva sul fianco.

Sempre durante la guerra, il M° Chang, a causa dello scoppio di una bomba, cadde da un campanile in rovina, dove si era appostato. Venne travolto dalle macerie e rimase seppellito per ore, senza potersi muovere: la caduta gli aveva fratturato alcune vertebre ed era rimasto paralizzato. Il Maestro ricordava che non riusciva nemmeno a gridare per chiedere aiuto e fu ritrovato solo per un colpo di fortuna. In seguito dovette sottoporsi a lunghe cure con una rudimentale macchina a raggi X che, pur migliorando la sua situazione, fu l’origine dell’insorgere di un tumore all’intestino. Iniziò allora delle altre cure, che lo aiutarono in qualche modo a guarire ma lo segnarono profondamente nel morale.

Dopo la sconfitta dell´esercito nazionalista di Chiang Kai-shek, nel 1949 si rifugiò a Taiwan, come altri militari che scelsero di seguire Chiang nel suo vano progetto di creare una base da cui poter riconquistare la Cina continentale.

Al termine della guerra, si sentiva oramai finito e non lo interessava più niente: aveva perso ogni speranza finché un giorno un amico lo invitò a una dimostrazione di Kung Fu e, alla fine, lo pregò di “fare anche lui qualche cosa”. Dopo qualche rifiuto, il M° Chang si lasciò convincere ed eseguì la terza forma di sciabola, così come se la ricordava. Si sorprese nel vedersi ancora abile nel praticare, riprese fiducia in se stesso e tornò a praticare e a insegnare il Kung Fu. La rivoluzione cinese, però, gli diede il colpo di grazia: ex ufficiale delle truppe di Chang Kai Shek, nel 1949 dovette rifugiarsi a Taiwan, dove vi rimase diversi anni come istruttore nelle forze dell’ordine.

A Taiwan, Chang Dsu Yao strinse amicizia con Zheng Manqing e con Liu Yunqiao. Quest’ultimo fondò l’Associazione Wutan e la rivista omonima Wutan Zazhi. Chang Dsu Yao fece delle lezioni in questa associazione e scrisse articoli su questa rivista.

A Taiwan, Chang ricoprì il ruolo di istruttore-capo delle forze armate, continuando a studiare le arti marziali con il maestro Chang Ching P’o. Dopo la morte di quest’ultimo, avvenuta nei primi anni settanta, prese il suo posto diventando così anche Capo Istruttore di Kung Fu della Polizia di Taipei. Tenne inoltre corsi di Shaolin Ch’uan e di T’ai Chi Ch’uan presso l’Università di Taipei lo invita a tenere dei corsi.

Durante la sua permanenza a Taiwan, Chang ebbe l’incarico di insegnare arti marziali nell’esercito e nella polizia, e fece delle lezioni all’università della capitale. Tra i suoi allievi di Meihuaquan a Taiwan, oltre al figlio Chang Wei Shin, è ricordato Xu Wenli (徐文理).

Durante i lunghi anni di permanenza a Taiwan il maestro Chang ebbe modo di conoscere molti famosi maestri di arti marziali, tra cui Cheng Man Ch’ing, maestro di T’ai Chi Ch’uan e ultimo allievo di Yang Cheng Fu, caposcuola dello stile Yang

Nel 1974 Chang si congedò dall’esercito e si trasferì in Italia. Fonti diverse parlano di viaggio di piacere, altri di decisione di trasmettere lo studio e la pratica del kung fu in Italia facendo appoggio da conoscenti residenti a Bologna appartenenti alla Comunità Cinese di Bologna. Ciò che corrisponde al vero è che tra il 1975 ed il 1976 lo stesso si trasferì in Italia con la moglie, dove insegnò a numerosi allievi prima a Bologna stessa poi a Milano. Fortunatamente alcuni maestri occidentali di Karatè (tra cui il M° Perlati di Bologna) riconobbero subito il suo talento nelle arti marziali: iniziò ad insegnare a Bologna nello stesso anno, quindi a Milano (dal 1977), dove nei suoi lunghi anni di permanenza ha cercato di organizzare una vera e propria scuola di Kung Fu, con un programma organico e completo.

Il trasferimento a Milano avvenne nel 1977 dietro invito del Maestro ROBERTO FASSI e grazie all’opera dei primi allievi milanesi entra nella FE.S.I.KA, dove dirige il settore Kung Fu.

Fondamentale il ruolo del M. Fassi, all’epoca pioniere delle arti marziali in Italia, 6° Grado di Karate, che, riconosciuto il valore del M° Chang, abbandonò la pratica del karate diventando discepolo del M° Chang, portando con sè numerosi giovani Karateki, suoi allievi.

Fu il M° Fassi a creare la scuola Chang come la conosciamo oggi e collaborare con il M° Chang per la diffusione del Kung fu in Italia e in Europa (Svizzera, Francia, Belgio).

L’attività di insegnamento del M° Chang in Italia e all’estero è stata intensa: corsi, stages, corsi istruttori, conferenze e dimostrazioni. La sua aspirazione era di trasmettere l’intero programma di Kung Fu e il suo sterminato bagaglio tecnico.

Nel 1980, una squadra italiana, guidata dal Maestro Chang, partecipò ai Campionati Mondiali CKWPA di Kung Fu (Honolulu). Gli italiani ottennero ottimi piazzamenti fra cui un titolo mondiale. Anche in seguito, malgrado il Maestro desse molta più importanza agli aspetti tradizionali rispetto a quelli sportivi/agonistici, le squadre italiane ottennero sempre ottimi risultati alle competizioni internazionali.

Tra il 1982 e il 1992 scrisse assieme a Fassi vari manuali di Shaolin Ch’uan e di T’aiChi Ch’uan, tradotti poi in diverse lingue.

Negli anni successivi, vista la diffusione enorme della sua scuola, il maestro Chang fonda una propria Associazione, la FeIK, affiliata alla KFROC ed alla CKWPA. Nel 1986 gli atleti della squadra del Maestro Chang Dsu Yao che parteciparono ai campionati del mondo a Taiwan entrarono in contatto con esponenti della scuola di Meihuaquan dell’isola, in particolare con Zhang Wuchen e Weng Zhengmao.

Al loro rientro in Italia si misero a capo di una fazione che diede vita alla prima e clamorosa separazione dalla FeIK che portò via la metà dei soci di questa associazione.

Per i suoi meriti eccezionali, le federazioni KFROC (Kuoshu Wushu Federation of Republic of China) e CKWPA (Chinese Worldwide Kuoshu Promotional Association) gli riconobbero la Cintura Rossa decimo Chieh, massimo grado di Kung-fu.

Fino a pochi giorni dalla sua morte, il Maestro Chang insegnava ancora per molte ore al giorno, e non rifiutava mai di fare una dimostrazione, malgrado avesse oramai 74 anni e soffrisse delle numerose ferite riportate durante la guerra.

Negli ultimi due anni, le sue condizioni fisiche precarie gli rendevano molto faticoso l’insegnamento, tanto da confidare a pochi allievi che sentiva particolarmente vicini, di sentirsi”come una fiamma al vento”. Proprio in questo periodo, però, venuta meno una certa lucidità tecnica, manifestava quello che realmente era stato: un guerriero, un combattente. Nel mese di dicembre del 1991, partì per Taiwan per andare a trascorrervi le feste di Natale. Non è più tornato: la notizia della sua morte ha raggiunto i suoi allievi in Italia nei primi giorni di febbraio del 1992.

Morì il 7 Febbraio 1992, mentre si trovava a Taiwan per i festeggiamenti del capodanno cinese. Il M. Chang è sepolto nel cimitero cattolico di Taipei.

Dopo la sua morte, la scuola Chang ha conosciuto in Italia un’enorme diffusione, raggiungendo migliaia di persone e portando alla formazione di molte associazioni di arti marziali.
Il Maestro Chang ha conferito direttamente il grado di 5° Chieh, e dunque di Maestro, ai seguenti allievi avanzati: Fassi, Cuturello, Santini, Ghezzi, Bestetti e Ragno. I Maestri Fassi, Cuturello, Santini e Ghezzi hanno conseguito direttamente dal M°Chang anche il 6° Chieh (cintura oro) e, alla morte improvvisa del M°Chang, hanno onorato le sue intenzioni, conferendo lo stesso grado anche ai Maestri Bestetti e Ragno, in quanto il loro esame era già previsto e pronto, ma non sostenuto per la repentina morte del M° Chang.

In Italia operano inoltre i figli del Maestro Chang: Chang Wei Hsin e Chang Yu Hsin, a loro volta impegnati nell’insegnamento del KungFu.

Oggi, in Italia, il sistema di arti marziali cinesi insegnato da Chang Dsu Yao è conosciuto come Scuola Chang o Kungfu Chang ad indicare un sistema composito e nuovo.

Con Scuola Chang o Kungfu Chang si intende il complesso di insegnamenti del maestro Chang Dsu Yao in Italia. Coloro che si riconoscono in questi insegnamenti hanno in comune o un programma di studio o una serie di esercizi tramandati dal maestro Chang. Questa Scuola si riconosce anche per l’utilizzo comune di una simbologia e di un abbigliamento caratteristico

Il simbolo della Scuola Chang è un Mei Hua, il Fiore di Prugno (梅花méihuā), fiore che viene rappresentato nell’iconografia classica Cinese con cinque petali, che contorna un T’ai Chi T’u, cioè un’Immagine del Principio Supremo (太極圖tàijítú). Questo simbolo, oltre a comprendere i Cinque Elementi (rappresentati dai Cinque Petali di colore giallo) e lo Yin Yang (rappresentati dai disegni di colore Bianco Nero), corrisponderebbe secondo le fonti della Scuola allo Shaolinquan ed al Taijiquan. Come approfondimento segnaliamo che il Fiore di Pruno è stato designato dalla Repubblica Cinese di Taiwan (R.O.C.) come fiore Nazionale il 21 giugno del 1964.

Nella Scuola Chang viene utilizzato un particolare abito di colore Bianco che viene indicato comevestito tradizionale del kung-fu e collegato al nome cinese Kung-fu Chuang, cioè l’Abbigliamento per il Duro Lavoro (功夫裝 gōngfūzhuāng). Questa è una vera e propria divisa che contraddistingue i suoi praticanti e si compone di una giacca in foggia cinese con alamari, che riporta cucito sul petto un distintivo con il simbolo della Scuola stessa. In più deve essere indossata la cintura bianca o nera, secondo il grado di esperienza raggiunto. Si devono inoltre utilizzare calzature nere in stoffa o pelle e calze scure al ginocchio.

Nella Scuola Chang vengono utilizzati due tipi di saluto:

  • il Saluto in Piedi, cioè il Rito di Mettere il Pugno nel Palmo dell’altra Mano (抱拳, bàoquánlǐ – Pao Ch’uan Li). Il saluto in piedi viene utilizzato pressoché in tutte le scuole di Arti Marziali e solitamente prevede dei gesti caratteristici per ogni singola Scuola o Stile, nel caso della Scuola Chang il pugno sinistro viene racchiuso dal palmo destro;

  • il Saluto in Ginocchio, cioè il Rito di Venerare in Ginocchio (跪拜禮 guìbàilǐ – Kuei Pai Li). Il saluto in ginocchio è una caratteristica di tutti i riti religiosi. Nella Scuola Chang viene ripetuto all’inizio di ogni lezione nei confronti dei quadri con il Simbolo della scuola stessa e con i nomi dei fondatori degli stili principali in essa insegnati.

Un altro elemento caratterizzante di questa scuola è l’utilizzo di una “Posizione di Guardia” che si identifica nella Figura k’ua hu shi , resa in Figura del cavalcare la tigre (跨虎式 kuàhǔshì – K’ua Hu Shi)

La scuola ha due livelli di apprendimento: Ji e Jie , entrambi i termini significano grado, livello o rango; il Ji rappresenta la porzione di programma che precede la Cintura Nera, mentre Jie si riferisce alla porzione dalla Cintura Nera in poi. La Scuola Chang è caratterizzata da un programma di insegnamento ben delineato e comune a quasi tutte le associazioni che si fregiano di questo nome, differendo solo in alcuni punti.

Ai programmi ed agli esami corrispondono dei riconoscimenti dei livelli attraverso un sistema di gradi e di cinture di colore Bianco, Nero, Oro, Rosso. Nelle associazioni createsi con la diaspora seguita alla morte di Chang Dsu Yao, non vi è un’esatta corrispondenza dei gradi associati ad ogni colore.

Dopo la morte del Maestro nel 1992, i numerosi allievi di Chang Dsu Yao hanno dato vita ad una miriade di Associazioni. Molti rivendicano il primato dell’insegnamento e per lo meno ignorano gli altri. Chi è che può definirsi erede di questa scuola? Non vi è una risposta chiara ed univoca a questa domanda, e ad oggi non è possibile avallare un partito piuttosto che un altro senza cadere in un giudizio personale. Il nome di questa Scuola è molto diffuso in Italia e renderebbe possibile lo scambio ed il confronto tra i membri delle diverse Associazioni, nonostante le divisioni che si sono create.

I figli di Chang Dsu Yao, Chang Wei Hsin e Chang Yu Hsin hanno continuato a tramandare gli insegnamenti del Padre e dei loro numerosi insegnanti. Chang Wei Hsin dal 1992 ha anche “ereditato” la guida della FeIK.

Queste le principali associazioni nate dopo la morte di Chang Dsu Yao facenti capo da allievi diretti dello stesso:

Scuola del Maestro Chang Dsu Yao è la scuola che ha come riferimenti Alfredo Santini e Ignazio Cuturello

F.E.S.K. “Fong Ttai”che ha avuto come riferimento Gianluigi Bestetti ed ora i maestri da costui insigniti del titolo.

Federazione Italiana di Kung Fu Tradizionale Libertas “F.K.T.L. Italia”che ha come riferimento Giuseppe Ghezzi, ora sciolta. Il Maestro Ghezzi ha poi creato la Accademia A.M.A., Authentic Martial Arts.

F.E.I.K. rimasta ad appannaggio del figlio Chang Wei Shin

Foto di Maestri negli anni 20; in prima fila da sx Yang Chen Fu, Sun Lu Tang, Liu Bauojun, Cheng Wei Min.


Il M° Chang a Parigi negli anni ’80 con gli allievi avanzati della scuola

 

 

Massimiliano Capra